di Manlio Santanelli
regia Claudio Boccaccini
con Felice Della Corte, Roberto D’Alessandro
scene LolloZolloArt, Giulia Colombo – costumi Antonella Balsamo
aiuto regia Leonardo Conte – tecnico luci e fonica Carlo Galeasso
foto Marco Picistrelli – effetti sonori Officina Fonica Torino
Sinossi
L’esistenza li ha messi a dura prova e ha lasciato loro soltanto l’amaro sapore della memoria.
Pacebbene e Cirillo, rispettivamente ex-sagrestano ed ex-suggeritore. Come dire: marginali ai margini di ogni emarginazione, rischiano di perdere qualunque identità. Non sono in grado di esprimere altra volontà se non quella di spostarsi – intersecandosi e delimitandosi, sorreggendosi e calpestandosi – su e giù per la lesionatissima unica stanza che costituisce il loro covo. Senza altra libertà se non quella di evocare (annodandosi reciprocamente nei vischiosi fantasmi della religione, del corpo – opaco e irrequieto – dell’infanzia, del sogno) un passato frusto e ambiguo, fra minacce, reciproci sospetti, equivoci e travestimenti. Incapaci di sopportarsi impossibilitati a separarsi. Li domina il bradisismo; un terremoto che non è solo minaccia continua di sprofondare, ma piuttosto certezza di un perenne vacillare. Fuori: lo scenario desolato di una città abbandonata.
Bisognerebbe andarsene, scappare da lì ma tutte le vie di fuga sono ostruite e non esiste più nessuna “uscita d’emergenza”.