Romeo e Giulietta

di William Shakespeare

traduzione e adattamento Rossella Izzo

regia Claudio Boccaccini

con Lorenzo Balducci, Myriam Catania, Emiliano Reggente,  Raffaele Zanframundo, Silvia Brogi, Maurizio Greco, Beatrice Massetti, Giuseppe Russo, Silvia Giubbolini, Luigi Romagnoli,  Paolo Perinelli, Sabrina Ruggiero, Alessandro Porcu, Valerio Alessio Stati, Riccardo Tinnirello, Valerio Musilli, Vincenzo Guarisco, Maria Silvia De Sanctis, Francesca Mareggiato, Martina Baroni, Agnese Miscioscia,  Valentina Cialini

e con Aldo MASSASSO nel ruolo di Frate Lorenzo

musiche a cura del M° Antonio Di Pofi – scene Simone Bertugno – costumi Marina Luxardo foto Pino Le Pera

aiuto regìa Gabriele Linari –  tecnico luci e fonica Maurizio Scozzi
assistenza musicale Luca Tomassini, Giovanna Famulari – assistenza coreografica Loredana Battistin – sartoria Centro Costumi – scenotecnica Roberto Ricci – service Feliciangeli – organizzazione Massimo Salustri – ufficio stampa Marzia Spanu

 

Note di regìa

Spesso ci rechiamo ad appuntamenti che non abbiamo preso.
Capita, a noi mortali, di vedere le nostre vite segnate, dipinte da avvenimenti di cui siamo solo parziali responsabili, macabre scene che l’esistenza ci costringe a portare a termine in una direzione che non corrisponde ai nostri disegni, al quadro che dentro di noi avevamo già dipinto.
Il Destino, forse, guida davvero le nostre vele, come lo stesso Romeo è in grado di constatare ad inizio tragedia.
Una tragedia fatta di continue precognizioni, epifanie, sogni. Romeo ha fatto un sogno e non vuole recarsi alla festa dei Capuleti per paura di qualcosa che percepisce debba avvenire. Giulietta allontana Romeo dopo la notte d’amore, quando il giovane pronuncia la parola morte, come se avesse visto l’immagine della tragedia imminente. Poi ancora Romeo a sognare sé stesso morto prima dell’arrivo di Baldassarre, prima di ‘abitare’ effettivamente la tragedia.

La perfidia di un percorso già scritto, cui fa da contraltare la virginale purezza dei protagonisti, colti nell’immatura speranza dei loro sentimenti, gettati, senza possibilità di crescere, nella fatalità del tragico.
Gettati in un paradosso, incapaci di vivere a fondo ciò per cui vivono.

E i miei Romeo e Giulietta, Lorenzo Balducci e Myriam Catania, sono così: giovani e acerbi davvero. I loro corpi trasudano inesperienza alla vita, i loro sguardi sono persi in un’ansante ricerca continua. Una ricerca che solo la crudeltà del mondo ‘reale’ può fermare. Un mondo del ‘giorno dopo’,  così come Rossella Izzo l’ha voluto immaginare nel suo adattamento; un mondo all’indomani di una catastrofe e già pronto, sempre e comunque, per le catastrofi che verranno.
Il linguaggio intorno alla tragedia è quello di tutti i giorni. Un linguaggio, già in Shakespeare, all’altezza del quotidiano, che nella traduzione di Rossella è stato aggiornato, ridonando modernità al testo immortale del Bardo.

L’intera vicenda dei giovani amanti è un progressivo precipitare nella catastrofe, di errore in errore, di decisione in decisione. Si tratta di eventi simbolici, emblematici. Un incastro di casualità matematiche. Altro paradosso. Come nei moti perpetui di Escher, richiamato dalle scenografie duttili di Simone Bertugno. Scale, palazzi, balconi, mura, strade. Nulla è come sarebbe veramente. Tutto è accennato, ri-costruito. Secondo il linguaggio teatrale, che è metafora e accenno, mai pienamente enunciato.Un linguaggio del mistero, del non-detto, all’opposto del testo, che è parola per la parola, un fiume di dire che sembra interminabile, misto colorita quotidianità e alta poesia, con interventi in versi, là dove il quotidiano non può più entrare: nel mondo dell’amore ideale.

Questo è per me Romeo e Giulietta: la tragedia inevitabile di due idealisti, che parlano una lingua diversa dal mondo, una lingua che vola in alto, troppo in alto: la tragedia di un mondo che si chiude in se stesso e inghiottisce le speranze di due giovani amanti; l’epifania di un amore che è infinito nel momento in cui si consegna, con forza, nelle mani della Storia ed è pronto a cavalcare le epoche, quelle che sono state e quelle che ancora dovranno essere.

leri, oggi e per sempre con Romeo sotto quel balcone, a sperare che il mondo, almeno per stasera, riesca a far vincere la passione…

Claudio Boccaccini