di Eugène Ionesco
con Laura Ambesi e Aldo Massasso
regìa Claudio Boccaccini
musiche Massimiliano Pace – costumi Stefano Cioncolini
assistente alla regìa Simone Martini– tecnico luci e fonica Maurizio Scozzi – foto Pino Le Pera
Sinossi
Il un luogo e in un’epoca imprecisati due vecchi rievocano in modo alquanto contraddittorio la loro esi stenza passata. I due hanno organizzzato una riunione perché il vecchio possa comunicare un importante <<messaggio» all’umanità.
I preparativi dell’importante ricevimento sconvolgono le vite dei due scuotendoli dal loro ale torpo re, ma quando gli invitati cominceranno ad affluire numerosi riempiendo la piccola casa dei due vecchi si assisterà a una sconcertante sorpresa….
L’insostenibile vuoto dell’essere
di Claudio Boccaccini
«Le sedie», farsa tragica come è stata più volte definita, è uno dei lavori che più sintetizza le caratteristiche della poetica drammatica di Ionesco.
Abbandonate le forme del naturalismo tadizionale, l’autore suggerisce atmosfere dilatate, rarefatte, dove il tempo non esiste e il luogo è evocato flebilmente da un lento sgocciolare d’acqua.
I due protagonisti della vicenda (così vicini ai due di «Aspettando Godot», di «Finale di partita», di «Delirio a due»), si esprimono per frasi fatte, tiritere insensate, schermaglie verbali, giochi linguistici, trasmutando in chiave tragicomica tutta l’angoscia di due esseri umani che, giunti al capolinea dell’esistenza, tentano di interrogarsi sul senso della vita. Ma il passato è troppo lontano, confuso, inafferrabile, come un film di cui si ricordano pochi fotogrammi, e il futuro non c’è più o forse non c’è mai stato. Resta il presente, in cui attraverso l’eterno gioco del “fare finta” (il teatro?), si cerca l’ultimo estremo disperato tentativo di un riscatto al “vuoto nero nero” dell’esistenza.
Piena di suggestioni pirandelliane e proustiane, la pièce si astiene dal suggerire soluzioni, non lancia messaggi o morali consolatorie.
Ionesco come al solito non spiega, non “dipana”, come a voler ribadire che il suo teatro non è luogo di risposte rassicuranti ma è al contrario irto di disorientamenti, di stordimenti, di provocazioni, di domande senza risposte.